Dolore durante il rapporto – Ne soffre quasi 1 donna su 3

Dolore durante il rapporto – Ne soffre quasi 1 donna su 3

Parlare del problema con il partner e affrontarlo insieme è il primo passo per superarlo

a cura di Maria Castellano [da Bergamo Salute – Periodico di cultura medica e benessere, Nr 4 luglio/agosto 2015]

«Secondo le stime il 40% delle donne in menopausa soffre di dispareunia, cioè prova dolore durante un rapporto sessuale. E il problema non risparmia nemmeno le più giovani: ne soffre circa il 12-15% delle donne in età fertile con evidenti ripercussioni sulla serenità personale e di coppia». Chi parla è la dottoressa Tiziana Romano, psicologa e sessoanalista. Ci siamo rivolti a lei per conoscere meglio questo disturbo sessuale così diffuso eppure ancora oggi tabù. Poche infatti lo affrontano. Per vergogna o timore di non essere comprese dal partner.

Dottoressa Romano, che tipo di dolore è? Come si riconosce?
La sensazione dolorosa viene normalmente avvertita in prossimità della vagina, sia durante i tentativi di penetrazione sia durante la penetrazione. Si differenzia dal vaginismo che comporta una contrazione muscolare pelvica che rende invece impossibile la penetrazione vaginale, nonostante il desiderio di farlo. A seconda della localizzazione della sensazione dolorosa la dispareunia è definita superficiale o profonda. Si parla di dispareunia profonda se il dolore compare quando il pene entra in profondità e tocca il collo dell’utero e ha origine quasi sempre organica. Nella dispareunia superficiale invece il dolore è avvertito nella parte inferiore della vagina, appena il pene entra in vagina: l’origine può essere organica ma più spesso si manifesta senza alterazioni locali e la causa è psicologica.

Chi è più a rischio di soffrirne?
Ricerche cliniche hanno evidenziato che è un disturbo sessuale che più frequentemente aumenta dopo il parto e nelle primipare (donne al primo parto), è più elevato dopo parto vaginale operativo (ovvero quando l’assistenza al travaglio e al parto avviene con un massiccio utilizzo di interventi medici, che vanno dal monitoraggio fetale costante e indiscriminato, alla somministrazione di medicinali come ossitocina) rispetto a quello spontaneo senza lacerazioni o al parto cesareo. Anche le condizioni ormonali dell’allattamento (ipoestrogenismo e iperprolattinemia) aumentano il rischio di dispareunia alla ripresa dei rapporti sessuali: determinano infatti mancanza di desiderio e maggiore secchezza vaginale che a sua volta provoca microabrasioni. Un altro periodo delicato della vita della donna è la menopausa, in cui la dispareunia è spesso causata da distrofie vaginali per alterazioni di elasticità e lubrificazione vaginale da carenza ormonale (estrogeni ed androgeni). È evidente quindi che in alcuni casi esistono delle cause fisiche riconoscibili, ma spesso la vera causa è di natura psicologica (o una somma di entrambe).

Ma quindi è segno che qualcosa non va nella coppia?
Non sempre. Le origini vanno ricercate nella storia personale ed emotiva della donna. Lo sviluppo psicosessuale è infatti strettamente intrecciato con il mondo degli affetti e la qualità degli attaccamenti significativi. Se nell’infanzia si sono costruiti solidi legami d’attaccamento sarà naturale abbandonarsi all’intimità di una relazione sessuale. Quando invece l’intimità è stata sempre vissuta come minaccia, abuso o con l’angoscia dell’abbandono l’ansia mobilitata costruisce barriere che producono chiusura verso l’altro e la manifestazione del dolore nel rapporto intimo. In ambito clinico si riscontra spesso l’influenza di un’educazione repressiva o convinzioni religiose rigide che creano un rapporto fobico con la sessualità, inibendo la sfera del piacere e la risposta sessuale. Bisogna comunque sempre comprendere se il sintomo è sempre stato presente o è insorto dopo una vita sessuale normale, se è comparso dopo un periodo particolare della donna (prime esperienze, fase premestruale, post-partum, menopausa, abusi fisici o psicologici, periodo di stress), se è sempre presente o solo con un determinato partner. Anche l’ansia può essere un fattore predisponente poiché non facilita l’incontro e non aiuta l’abbandono per un rapporto sereno e libero, così come il senso d’inadeguatezza o il timore di non piacere al partner. Per questo la donna va aiutata a ritrovare amore per sé, il proprio corpo e la propria sensualità. Inoltre possono intervenire aspetti d’immaturità psicosessuale che ostacolano la vera espressione di ciò che piace e desidera. Per questo è utile portare la donna a riscoprire l’autenticità del suo desiderio, a chiedersi cosa desidera davvero, con chi e quando, in altre parole a imparare a conoscersi, a sentirsi e rispettarsi. Capita, infatti, a volte che chi soffre di dolore nei rapporti abbia storie personali di primi rapporti troppo precoci, preliminari frettolosi e conflitti irrisolti che portano a vivere l’intimità con ansia e preoccupazione oppure che il rapporto sessuale in sé evochi fantasmi del passato ai quali si risponde mobilitando difese anche fisiche nella realtà attuale. Altre volte invece la dispareunia può essere l’espressione di una conflittualità di coppia per cui l’ostilità, la sensazione di sfiducia nei confronti del partner e le lotte di potere trovano espressione nella dimensione corporea e nella contrazione dei muscoli che circondano l’ingresso della vagina. In queste situazioni bisogna affrontare questo problema in coppia: sentire che può essere affrontato insieme solleva la donna da sentimenti di inadeguatezza e di eccessiva responsabilità facendo rientrare il problema in una dinamica in cui entrambi i partner sono coinvolti. Questa è la chiave vincente per riuscire a superarlo e uscire ancora più forti e complici di prima.

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Le cause organiche
La dispareunia superficiale può essere conseguenza di alterazioni ormonali che causano secchezza vaginale (come in menopausa) o infezioni della parte più esterna della vagina, come Candida o Herpes genitale. La dispareunia profonda, invece, può essere legata a patologie e malformazioni genito-urinarie, malattie veneree, infiammazioni croniche, endometriosi e infezioni vescicali. In questi casi, ovviamente, per ridurre il dolore durante i rapporti è necessario curare la patologia sottostante con una terapia chirurgica o farmacologica.

Psicoterapia, insieme o separatamente

  • Terapia di coppia – Si valuta il grado di salute della coppia e quindi l’attrazione fisica, l’innamoramento, l’attaccamento affettivo, i progetti condivisi o meno, la fiducia e l’intimità, l’educazione ricevuta, gli eventuali problemi psicologici di entrambi ed eventuali discrepanze tra immaginario erotico (fantasmi e sogni erotici e sessuali) e sessualità realmente vissuta, come viene percepito, coscientemente e non, l’altro/a partner. Tutto questo facilita la conoscenza reciproca tra i partner che imparano a riconoscere e superare le loro inibizioni riscoprendo una sessualità meno ansiogena e più spontanea e profonda.
  • Psicoterapia individuale – Se il problema è legato alla storia personale delle donna, la psicoterapia ha come obbiettivo lavorare sulla sua autostima, la consapevolezza di sé, l’ansia, i fantasmi del passato, imparando a superare le paure emotive che l’hanno provocato e a ritrovare fiducia nel partner e nell’intimità di coppia. In alcuni casi può essere utile anche un percorso di psicoterapia per il partner qualora ad esempio presenti eccessiva ansia personale o da prestazione verso l’intimità ed il rapporto sessuale, sensi di colpa, oppure passività e mancanza d’iniziativa nel rapporto.
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