10 Nov Il nostro centro di gravità permanente
Il nostro Centro di Gravità Permanente
Ritrovare il proprio centro
Restare fedeli al proprio centro non vuol dire chiudersi, né rifiutare l’incontro con l’altro. Significa invece coltivare un equilibrio interiore che ci consenta di entrare in relazione senza perderci; significa sapere che possiamo essere toccati dalle esperienze e dalle persone, ma senza lasciare che il giudizio o l’emozione del momento definiscano la nostra identità. Questa centratura è un atto di libertà: riconoscere ciò che appartiene a noi e ciò che appartiene all’altro, separare il “mio” dal “tuo” senza rigidità ma con consapevolezza.
Dividersi per ritrovarsi
Dunque a volte è necessario dividersi per ritrovarsi: prendere distanza da ciò che ci appesantisce, dalle relazioni che ci risucchiano, dai ruoli che non sentiamo più nostri. Altre volte, invece, serve aprire il cuore, permettersi di sentire, di accogliere il nuovo e di lasciarsi trasformare per vivere esperienze che possano arricchire il nostro Io e la nostra parte più intima e profonda. In entrambi i casi, il ritorno al nostro centro è ciò che ci permette di non smarrirci, di ritrovare sé stessi e, perché no, integrare le parti di sé con quanto di buono abbiamo condiviso o appreso dalla relazione o la situazione vissuta.
Un centro che resta mentre tutto si muove
La vita non smetterà mai di fluire e noi non smetteremo mai di continuare a muoverci con essa ma possiamo imparare a farlo con un centro permanente: un’ancora interiore ben salda che costituisca il nostro senso di identità, di valore e di direzione. Quando restiamo fedeli al nostro nucleo più autentico, non abbiamo più bisogno di rifugiarci nel giudizio o di cercare conferme negli altri ma diventiamo capaci di vivere il cambiamento senza perderci.
Il cammino verso il centro di gravità permanente
Trovare e ritrovare, dunque, il nostro “centro di gravità permanente” è un cammino continuo fatto di ascolto, di silenzio e di presenza. È il punto in cui la vita può scorrere libera, senza farci vacillare. Perché non si tratta di restare immobili nel caos, ma di imparare a danzare con esso, mantenendo il cuore stabile mentre tutto intorno si muove, scorre…
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