
24 Mar La figura maschile oggi: riflessioni e spunti tra Achille Lauro e Lucio Corsi
L’evoluzione della mascolinità: nuovi modelli e sensibilità
Negli ultimi decenni, la figura maschile si è evoluta in maniera significativa, scardinando spesso pregiudizi e preconcetti radicati nella definizione stessa di mascolinità. Gli stereotipi imposti da culture tradizionali e patriarcali hanno lasciato spazio a nuove sfumature di vulnerabilità, fragilità e sensibilità. Due esempi significativi di questa evoluzione provengono da due cantanti di spicco, Achille Lauro e Lucio Corsi, che, attraverso le loro canzoni presentate al festival di Sanremo quest’anno, offrono visioni alternative, evidenziando come la cultura contemporanea stia ridefinendo il concetto stesso di essere maschio.
Essere uomini oggi, accanto all’autorità storicamente incarnata dal pater familias, presuppone una serie di caratteristiche che stanno trasformando un modello rigido e autoritario in uno più fluido e inclusivo. Se un tempo l’uomo doveva rappresentare forza, razionalità e distacco emotivo, oggi emergono nuovi ideali che valorizzano sensibilità, empatia e condivisione dei ruoli. Questo cambiamento è sostenuto anche da una maggiore consapevolezza sulle questioni di genere.
Achille Lauro: vulnerabilità e sentimento in incoscienti giovani
Il passaggio dall’icona ribelle alla consapevolezza emotiva
Achille Lauro, in questo senso, ha interpretato la sua Incoscienti giovani con uno sguardo malinconico rivolto a una storia d’amore adolescenziale. Il genio ribelle delle edizioni passate lascia spazio alla tenerezza di un amore vissuto con maturità artistica, capace di riconoscere e farsi travolgere dalla malinconia del passato e dalla potenza del sentimento.
Il verso “se non mi ami muoio giovane” cantato nel ritornello racchiude tutta la forza e la fragilità che l’amore porta con sé: la consapevolezza di lasciarsi colpire, di riconoscersi vulnerabili. Lauro non si ferma alla superficie dell’immagine dell’uomo forte e indomabile, ma ricerca sé stesso, mostrando una vulnerabilità celata dietro il suo spirito ribelle.
Lucio Corsi: il superamento degli stereotipi maschili in volevo essere un duro
Dal mito della forza all’accettazione della propria vulnerabilità
Lucio Corsi, con volevo essere un duro, smaschera la realtà di una vita trascorsa inseguendo un ideale di forza. Il “duro” è colui che appare inattaccabile e insormontabile, il prototipo della mascolinità tradizionale. L’artista cita diverse figure che negano sentimenti come pericolo, rimorso o pentimento (“uno spaccino”, “un robot”, “lo scippatore”), per poi aprirsi con il verso “però non sono nessuno”, riconoscendosi debole e vulnerabile.
Il brano si sviluppa come una presa di coscienza sulle difficoltà della vita per “quelli normali”, affrontate grazie all’amore primordiale di una madre, fino alla realizzazione che la vera felicità risiede nell’accettare se stessi. Lo sa bene Corsi, maremmano d’origine, figlio della campagna dove ama ritirarsi nella tranquillità di una vita semplice, in netto contrasto con la frenetica Milano, città nella quale si è trasferito per affermarsi artisticamente.
La figura maschile delineata da Corsi supera il conflitto legato al falso desiderio di forza, arrivando alla consapevolezza che la vera potenza risiede nell’accettazione delle proprie debolezze. L’elogio della semplicità e della capacità di guardarsi dentro senza giudizi si esprime perfettamente nel verso “non sono altro che Lucio”, un invito prezioso a riconoscersi per ciò che si è. Un messaggio importante, soprattutto per quegli uomini che, ancora oggi, faticano a fare i conti con le parti più sensibili e vulnerabili di sé.
No Comments